Paduano (Gilda): “Miur affetto da ‘annuncite’ e docenti ancora in attesa dei bandi”
“Di ritardo in ritardo, la tabella di marcia sul concorso è stata ampiamente disattesa, in barba alla legge 107 che fissava l´indizione dei bandi entro il 1° dicembre 2015. Da due mesi si susseguono soltanto gli annunci, l’ultimo dei quali è arrivato dal sottosegretario Faraone che ha parlato di pubblicazione dei bandi entro 15 giorni, al massimo entro fine mese, confermando poi che la prova scritta del concorso si svolgerà a fine marzo. Non rispettando i termini stabiliti dalla legge, il Miur arreca un grave danno ai candidati che avranno ben poco tempo per prepararsi rispetto ai contenuti dei bandi”. A dichiararlo è Michele Paduano, coordinatore provinciale e regionale della Gilda degli Insegnanti.
Paduano sottolinea, inoltre, che le commissioni devono essere qualificate e messe nelle condizioni di operare il loro lavoro nelle migliori condizioni possibili: “Non è accettabile che, come già avvenuto in passato, i docenti debbano contemporaneamente esaminare i candidati e dedicarsi all´attività didattica percependo compensi irrisori: agli insegnanti che faranno parte delle commissioni, dunque, si conceda un part-time oppure li si remuneri dignitosamente per un lavoro che rappresenta un extra rispetto all´insegnamento”.
Riferendosi, poi, a quanto detto da Renzi durante il suo intervento ieri alla scuola di formazione del Pd, Paduano rincara la dose: “Il presidente del Consiglio ha ammesso che sulla scuola il Governo ha fatto qualche pasticcio. Il problema, però, non riguarda soltanto il concorso, ma tutta la riforma che, come la Gilda degli Insegnanti ha sempre ribadito, è un vero e proprio obbrobrio giuridico. Adesso Renzi fa un mea culpa, sperando forse di recuperare consensi in vista delle elezioni amministrative, ma l´istruzione merita ben altro rispetto. Il Governo – conclude il coordinatore della Gilda – avrebbe fatto meglio nei mesi scorsi ad ascoltare la protesta unanime di tutto il mondo della scuola, invece di attaccare i sindacati accusandoli di sobillare la protesta”.
Eugenio Crispo