Cronaca

In inverno aumenta il rischio di ammalarsi di cuore. L’importante scoperta dell’Universita’ di Losanna alla quale hanno contribuito i ricercatori del Neuromed con il progetto Moli-sani

ricercatori epidemiologia neuromedNella poesia, nei romanzi, nella cultura popolare, ci sono stagioni buone e altre cattive. Succede anche per il cuore. Una ricerca coordinata dall’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Losanna, in Svizzera, con la collaborazione di diversi centri di ricerca internazionali, tra i quali l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Neuromed di Pozzilli, e pubblicata sulla rivista Heart, dimostra infatti che i più comuni fattori di rischio cardiovascolare sono più alti in inverno che in estate.

La stagione fredda, insomma, pesa sul cuore.

I ricercatori hanno preso in esame ben 24 studi condotti in 15 Paesi del mondo, sia dell’emisfero nord che di quello sud. Tutti avevano esaminato un certo numero di persone registrando, tra gli altri dati, peso corporeo, altezza, circonferenza della vita, pressione arteriosa, colesterolo, trigliceridi e glicemia. Indicatori questi, che possono determinare un maggiore o minore rischio di essere colpiti da una patologia cardiovascolare.

Analizzando i dati relativi a oltre 192mila persone nell’emisfero nord e quasi 46mila in quello sud, i ricercatori hanno così potuto osservare  come la stagione invernale coincida con un aumento di tutti quei fattori che aumentano il rischio di malattie del cuore. Tra questi è proprio il clima il principale imputato: tra emisfero nord e emisfero sud del pianeta la situazione è inversa. In altre parole, in generale il rischio è più alto nei mesi freddi, con picchi attorno a dicembre-gennaio per il nord e giugno-luglio per il sud del mondo.

“I nostri risultati – hanno spiegato i ricercatori – suggeriscono che la temperatura, sia interna che esterna, possa giocare un ruolo importante. Come pure potrebbe farlo la maggiore o minore esposizione ai raggi solari o, ancora i livelli di inquinamento che cambiano con le stagioni”.

A tale ricerca mondiale lo studio Moli-sani ha dato un importante contributo. Partito nel marzo 2005, ha coinvolto circa 25mila cittadini, residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori. Insomma un’iniziativa che in tutti questi anni è riuscita a trasformare un’intera regione in un grande laboratorio scientifico, avvalendosi dell’istituto di Pozzilli che rappresenta un punto di riferimento a livello italiano ed internazionale per la ricerca e la terapia nel campo delle malattie che colpiscono il sistema nervoso.

“E’ un chiaro esempio – ha spiegato Licia Iacoviello, responsabile del Progetto Moli-sani – di come il nostro progetto stia contribuendo allo sviluppo della scienza internazionale. In fondo proprio questa era la promessa che avevamo fatto ai nostri concittadini del Molise: trasformare questa regione in un grande laboratorio scientifico”.

“Non dimentichiamo che Moli-sani – aggiunge Giovanni de Gaetano, Responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed – contribuisce anche a far entrare l’Italia in grandi ricerche che abbracciano tutto il mondo. La nostra regione, grazie al lavoro degli esperti e alla generosità dei partecipanti allo studio, diventa protagonista del panorama scientifico”.

“Per l’IRCCS Neuromed – ha commentato infine Edoardo Romoli, Direttore Sanitario di Neuromed – significa un ulteriore esempio di come il nostro istituto sia votato ad una medicina che non pensa solo alla cura di alto livello. Per noi la prevenzione è una carta da giocare ogni giorno. Per il Neuromed le persone fuori dell’ospedale, che non sono malate, sono altrettanto importanti e ci impegnano attivamente sul fronte della prevenzione”.

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