Campobasso, Battista sindaco per pochissimi voti ma Gravina non si arrenderà. L’analisi del voto e il nuovo consiglio comunale di Palazzo San Giorgio
Lo scrutinio più lungo della storia della Repubblica Italiana: è accaduto a Campobasso, terra che spesso e volentieri, in tema di elezioni, riesce a guadagnare la ribalta nazionale. Non, però, per le performance dei candidati, bensì per le prestazioni, per così dire, poco edificanti di chi è chiamato a ricoprire i posti di presidenti e segretari di seggio, nonché di scrutatore.
Campobasso ha conosciuto il nome del nuovo sindaco a distanza di 36 ore dall’inizio dello spoglio: senza colpevolizzare nessuno, non si può immaginare che, oggigiorno, occorre attendere così tanto e che 612 schede mandino in tilt l’intera macchina burocratica.
Il rimborso, per far parte delle commissioni all’interno delle sezioni, in periodi di crisi, fa gola a tutti. Ecco che, per ogni tornata elettorale, si attiva un meccanismo di segnalazioni per chi deve operare nelle sezioni. Perché non si attivano dei corsi abilitanti? Ma questa è un’altra storia sulla quale interverremo prossimamente.
Dicevamo: Antonio Battista, candidato per il centrosinistra, succede a Gino Di Bartolomeo sullo scranno più alto di Palazzo San Giorgio. L’ex ferroviere corona, dunque, il suo sogno dopo venti anni trascorsi tra i banchi del consiglio e, per un periodo, anche della Giunta.
Il 57enne esponente del Partito Democratico avrebbe dovuto stravincere, come fece Di Bartolomeo cinque anni fa, potendo contare su plotone di candidati, in rappresentanza di ben undici liste. Ce l’ha fatta, al primo turno, per pochissime schede ai danni dell’aspirante primo cittadino del Movimento 5 Stelle, Roberto Gravina, il quale avrebbe già pronti i ricorsi, per chiedere la verifica dei numeri. La volontà popolare, infatti, secondo i più non sarebbe stata rispettata, per via di tante schede annullate ai ‘grillini’, che hanno fatto leva su migliaia di voti incrociati. La battaglia legale è appena iniziata e sarà il leit motive dei prossimi mesi, i primi dell’amministrazione Battista, che si appresta a governare la città con ben nove consiglieri (Colagiovanni, Madonna, Columbro, Sabusco, Ambrosio, Iafigliola, Ramundo, Sanginario, Colarusso, ma altri sono destinati a entrare qualora qualcuno dei nove dovesse diventare assessore, vedi Di Giorgio, Giglio, Sarli) che, dimenticando e rinnegando il proprio passato, sono saliti sul carro del probabile vincitore (alla vigilia), oggi certo trionfatore, per poter stare ancora in maggioranza, dopo averlo fatto con l’ormai ex primo cittadino Gino Di Bartolomeo, che in caso di ballottaggio avrebbe appoggiato il pentastellato Gravina.
Sono i misteri delle elezioni amministrative, durante le quali si premia l’amico o il parente e non la coerenza. Tanto è che i molti ‘transfughi’, nonostante il salto della quaglia sono stati premiati con più voti, rispetto al passato, o quanto meno hanno riconfermato il proprio bacino d’utenza.
Se Battista, alla fine, ce l’ha fatta e Gravina ha vinto la sua sfida, anche se ha perso dieci punti percentuali, rispetto al risultato cittadino ottenuto dal Movimento Cinque Stelle alle elezioni Europee, il vero sconfitto di questa tornata è il centrodestra, presentatosi spaccato agli elettori.
L’ex sindaco Di Bartolomeo, che cinque anni fa affermò che si sarebbe ritirato dopo l’esperienza da primo cittadino, l’unica che mancava alla sua carriera politica, non ha voluto fare il cosiddetto passo indietro e ha sfidato tutti, presentandosi in solitudine, appoggiato dai fedelissimi, rimasti in Forza Italia.
Michele Scasserra, supportato dall’ex Governatore Iorio, dalla Fusco Perrella, da Romano, da De Matteis e diversi altri amministratori, ha guidato il Polo Civico. Nonostante la forza dei suoi sostenitori, l’imprenditore non è riuscito ad arrivare nemmeno al ballottaggio. Un dato che deve far riflettere e che conferma che andare alla urne spaccati non giova a nessuno. Nessuno, se non qualche leader di caratura nazionale, può e riesce a spostare migliaia di voti. In politica, spesso, è l’unione a fare la forza (vedi Di Bartolomeo cinque anni fa, Battista in questa tornata elettorale).
Al di là di ogni ragionamento, Campobasso da oggi ha una nuova amministrazione comunale, che ha il dovere di far decollare l’economia e il lavoro in una città che, poco a poco, si sta accasciando su se stessa.
Il nuovo consiglio comunale – Sindaco: Antonio Battista. Consiglieri di maggioranza – PD (9): Giose Trivisonno, Pietro Maio, Raffaele Bucci, Bibiana Chierchia, Alessandra Salvatore, Ferdinando Massarella, Francesco Sanginario, Giovanna Viola, Stefano Ramundo; Popolari per l’Italia (2): Sabino Iafigliola e Pasquale Colarusso; Lab (1): Michele Durante; Centro Democratico (1): Elio Madonna; Segnale Civico (1): Mario Annuario; Italia dei Valori (3): Salvatore Colagiovanni, Francesco De Bernardo e Antonio Columbro; UdC (2): Michele Ambrosio e Massimo Sabusco; Comunisti Italiani (1): Maurizio Biagio D’Anchise. Consiglieri di minoranza – Candidati sindaci eletti in consiglio (3): Roberto Gravina, Michele Scasserra e Luigi Di Bartolomeo; Movimento 5 Stelle (3): Luca Praitano, Simone Cretella e Paola Felice; Democrazia Popolare (2): Francesco Pilone e Marialaura Cancellario; Polo Civico (1): Michele Coralbo; Città Amica (1): Michele Tramontano; Forza Italia (2): Alessandro Pascale, Giuseppe Cimino.