Campobasso saluta il fiorista Vincenzo Piano: ha contribuito a scrivere la storia della città. Il cordoglio di CBlive e il ricordo del figlio Pino
È scomparso Vincenzo Piano, storico fioraio del capoluogo molisano. Un pezzo della Campobasso che fu. La redazione di CBlive si associa al cordoglio della famiglia e lo ricorda con le parole del figlio Pino, il quale ha utilizzato facebook per il ricordo dell’amato papà, dal quale ha ricevuto in eredità l’amore per le piante.
“Ora son sicuro che troverai anche lì, nell’alto dei cieli, il tuo da fare con i fiori del giardino del Paradiso. Grazie Papà! Via Mazzini è stata sempre la ‘sua’ strada… prima all’altezza di via Nazario Sauro da dipendente nel deposito del suo ‘boss’, primo negozio di fiori al fianco dell’entrata del Savoia, poi dal 1958 nel suo negozio, più giù di fronte alla vecchia ‘Standa’, infine attualmente nell’angolo con via Garibaldi. Il fiorista, l’unico mestiere della sua vita sin dai 14 anni. Una vita di lavoro, una vita al lavoro, tutti i giorni, festività comprese, soprattutto quelle. Chi lo cercava sapeva che era li, nel negozio ormai da anni passato al figlio Pino, ma che tutte le mattine, puntuale ne apriva i cancelli.
Senza inutile clamore, senza sbruffonaggini in giro, la sua vita era casa, famiglia e lavoro e… la domenica sacrosanta allo stadio a vedere il Campobasso, sempre. Sempre.
Se ne va così un altro pezzetto di storia della città di Campobasso, Vincenzo Piano, il fiorista Vincenzo Piano, guai a definirlo semplice fioraio! Ma non per superbia, ma per modesta e sacrificante esperienza acquisita. Conquistata con i sacrifici d’altri tempi, quando, non essendoci la spugna per i fiori, per addobbare una chiesa si riempivano i barattoli (le “buatte”) di pomodori pieni di felcione, raccolto faticosamente in montagna e portato al negozio con la vespa, la sua mitica vespa 125. Costatagli, appunto, 125 mila lire e riuscita a pagata solamente con le mance a 5 mila lire al mese! Perchè lo stipendio si portava a casa, dove c’erano altri cinque fratelli da sposare! Quando , per procurarsi i fiori, doveva aspettare il treno bagagli da San Remo e poi portare , sempre con la vespa, una grossa cesta di bambù. Dalla quale si ricavavano le stecchette per legare i fiori per le corone funebri.
Quando si facevano le nottate per preparare i mazzi di fiori da consegnare il giorno dopo per i vari onomastici dei Santi. Quando si lavorava e si lavorava e si lavorava…e basta! È stato lui che da oltre 60 anni ha composto e offerto la corona per la processione del Venerdì Santo, una tradizione di cui era gelosissimo tanto da non dare spazio nemmeno al figlio. Era una sua devozione, e basta! La sua cortesia, il suo fiore regalato alle clienti, sempre pronto, lo hanno contraddistinto fino alla fine, perché lui fino alla fine è stato attivo nel ‘suo’ negozio”.