Pedofilia online, un uomo di Frosinone abbindola una sedicenne campobassana: dovrà rispondere di adescamento e detenzione di materiale pedopornografico
Adescamento e detenzione di materiale pedopornografico: questi i reati dei quali dovrà rispondere un uomo di Frosinone, a seguito di una perquisizione della Squadra Mobile e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Campobasso, su ordinanza del Sostituto Procuratore Nicola D’Angelo.
L’indagato, secondo quanto riporta una nota stampa diramata dalla Questura del capoluogo molisano, realizzava esibizioni pornografiche con ragazze minorenni. E in questa sua attività illecita aveva indotto una sedicenne a farsi riprendere in chat con immagini hard, allo scopo di conservarle e diffonderle. Secondo gli inquirenti, l’uomo era consapevole della minore età della sua ‘preda’.
L’indagine è scaturita nell’ottobre 2014, quando una sedicenne campobassana, dopo aver avuto un rapporto consenziente con un maggiorenne, convinta di essere rimasta incinta, al fine di farsi somministrare la pillola del giorno dopo, aveva fatto credere di aver subito una violenza sessuale in un giardino pubblico di Campobasso a opera di ignoti.
La Squadra Mobile, dopo la denuncia, aveva appurato nel corso dell’indagine investigativa che la violenza sessuale non era mai avvenuta, ma le operazioni condotte dagli agenti della Polizia, attraverso il cellulare della giovane molisana, avevano permesso di arrivare all’uomo laziale. Tra le altre cose, gli stessi reati contestati a quest’ultimo sono stati imputati a un ragazzo della provincia di Campobasso, scoperti attraverso le connessioni ai social network del cellulare della sedicenne.
“La diffusione delle nuove tecnologie informatiche – si legge nel comunicato stampa della Questura –, ripropongono la necessità di fornire un’adeguata informazione sui rischi che un fenomeno come quello dell’adescamento online può produrre sui minori e che è oggetto di particolare attività di contrasto da parte della Polizia di Stato. Il fenomeno è conosciuto come ‘grooming’ (dal verbo “to groom”, curare), vale a dire la tecnica usata dai pedofili per entrare in contatto con i propri interlocutori. Attraverso dialoghi in chat, forum, via sms o tramite social network e giochi di ruolo, i potenziali abusanti costruiscono un legame di fiducia con il minore che viene indotto ad accettare più facilmente un incontro o a dare informazioni sulla propria vita personale: indirizzo di residenza, numero di telefono, luoghi frequentati. Talvolta, anche piccoli regali come le ricariche telefoniche sono mezzi utilizzati per avvicinarlo.
Questa tipologia di adescamento è molto insidiosa perché può durare anche mesi e, sebbene non implichi necessariamente un contatto fisico, induce il minorenne a considerare come normali atti sessuali tra adulti e bambini.
Per conoscere meglio il fenomeno dell’adescamento online, è bene sapere come i potenziali abusanti avvicinano un minore in rete.
Nella maggior parte dei casi, l’adulto individua la sua vittima tra i profili corrispondenti alla fascia di età ‘preferita’ e inizia una conversazione su argomenti banali e tipici della vita di un bambino o di un ragazzo: la scuola, gli amici, gli hobby. Come trucco, spesso l’adescatore mente sulla propria età anagrafica, salvo poi rivelarla quando la relazione si approfondisce. Le richieste di confidenze sessuali arrivano talvolta subito e, spesso, sono precedute da dichiarazioni di trasporto sentimentale. Il passo successivo è la richiesta di immagini osé, cui può seguire quella di un incontro reale.
L’adescamento online è un fenomeno in forte espansione che coinvolge sempre più spesso ragazzi e ragazze al di sotto dei 18 anni. Negli ultimi anni e specialmente a seguito del boom dei social network, le vittime degli abusi online appartengono a fasce d’età sempre più basse, tra i 10 e i 12 anni. Gli adescatori seguono i profili dei giovanissimi sul web e ne studiano gusti e punti deboli con l’obiettivo di attrarli nella propria rete.
L’azione di lotta alla pedofilia online, in Italia, è condotta quotidianamente dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, specialmente attraverso l’attività del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete Internet”.