Biomasse a Mascione, la Conferenza dei servizi rimanda la decisione all’Arpa. Fondamentale il parere sullo screening del progetto
Sarà l’Arpa a stabilire, attraverso uno screening del progetto, se si potrà autorizzare la realizzazione della centrale a biomasse in contrada Mascione, a Campobasso. Questo quanto emerso a seguito della Conferenza di servizi riunitasi questa mattina, giovedì 9 aprile a Palazzo San Giorgio.
Presenti all’incontro, oltre ai dirigenti degli uffici Urbanistica di Regione, Provincia e Comune, l’architetto Claudio Civerra della Soprintendenza, un rappresentante del comitato dei residenti della zona, il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Simone Cretella, nonché Antonio De Tata della RG1, la società che ha avanzato al Comune di Campobasso la richiesta per la realizzazione dell’impianto di cogenerazione.
“Bruceremo solo legno, non ci sarà inquinamento e la nostra idea darà anche occupazione”, le parole di De Tata che nel pomeriggio di ieri ha avuto un incontro con i residenti della zona ai quali ha voluto illustrare i dettagli tecnici del progetto per fugare dubbi e le preoccupazioni sulla centrale che servirebbe ad alimentare il noto centro sportivo di Campodipietra.
“Senza alcune riserva, garantiamo sopralluoghi – ha proseguito De Tata – negli impianti già esistenti. Quello previsto in contrada Mascione non è ninet’altro che un intervento di efficientamento energetico che servirà a spegnere una centrale alimentata a combustibili fossili”.
Posizione critica, invece, quella della Soprintendenza, rappresentata da Civerra, che alla luce delle esperienze recenti di Campochiaro e San Polo Matese, ha voluto evidenziare come in Molise l’assenza di un piano energetico “conduca al proliferare di impianti per l’energia alternativa”. In linea con quanto sostenuto da Civerra anche il pentastellato Cretella, il quale ha sottolineato come il Movimento non sia certo contrario a priori alle biomasse. “Quello che contestiamo – ha infatti sottolineato il grillino – è che si continui a operare all’interno di uno vuoto normativo, con decisioni calate dall’alto e senza avere la giusta percezione di quello che realmente è il fabbisogno regionale”.
fab.abb