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TAR Lazio sblocca la situazione del Parco Nazionale del Matese: 180 giorni per le misure attuative

L'avvocato Ciamarra: "Strada in discesa, ora collaborazione per un futuro sostenibile"

Domenico Rotondi

Con la recente sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio dovrebbe chiudersi, finalmente, l’annosa e tormentata vicenda del Parco Nazionale del Matese, di fatto risalente alla legge finanziaria del 2018 con l’avvenuta istituzione di detto ente. Tale provvedimento legislativo, approvato dagli organi parlamentari il 27 dicembre del 2017, oltre a recepire le pressanti e documentate istanze giunte dal Partito Democratico del Molise e dal Circolo molisano di Legambiente, ha voluto onorare le storiche battaglie condotte dal mondo ambientalista sannita sin dagli anni settanta.

Una legge che, perciò, avrebbe meritato, da parte delle Istituzioni regionali, una corrispondente programmazione amministrativa, capace di favorire la rapida definizione dell’iter costitutivo del Parco. Cosi non è stato, purtroppo.

Non sono bastate, nemmeno, le innumerevoli campagne informative promosse sia dalla Consulta del Matese, sia dalle dinamiche associazioni territoriali sui diversi versanti del vasto comprensorio. Da qui la presentazione, da parte della dirigenza nazionale e territoriale di Italia Nostra, di un articolato ricorso amministrativo volto a rilevare le inadempienze procedurali che non hanno permesso la corretta applicazione della legge istitutiva. Pertanto, il recente dispositivo, emesso dai giudici, ha concesso, al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, non più di 180 giorni per attuare le concrete misure di perimetrazione e salvaguardia, predisponendo, in caso di ulteriore inadempienza, il commissariamento dell’intero procedimento. Si tratterebbe, in effetti, di un’eventualità remota, ma non imprevedibile, anche perché affiorano, sempre di più, i particolarismi politici legati alla gestione del Parco regionale campano nell’area di Piedimonte Matese.

Da ciò, l’esigenza di promuovere, sin dalle prossime settimane, un tavolo di confronto trasparente e plurale, capace di rispettare sia le perimetrazioni tecnico-scientifiche prodotte dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), sia le legittime richieste pervenute dagli Enti locali in piena conformità con quanto previsto dalle disposizioni normative nazionali e comunitarie, anche per scongiurare ogni forma di resistenza legale da parte delle Istituzioni coinvolte. Diversamente, rimarrebbe sul tappeto la proposta diretta a perseguire la costituzione di un grande Parco Nazionale dell’Appennino, con la conseguente valorizzazione dei territori ricadenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e degli affini versanti del Matese sannita, evitando così di intaccare il preesistente Parco regionale campano.

Tale ipotesi, peraltro, risulterebbe essere sostanziata dalla perimetrazione redatta dai tecnici qualificati del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, i quali hanno, più volte, evidenziato l’esistenza dei corridoi naturalistici tra detti territori. Per le precisate ragioni, si presenta all’orizzonte un semestre importante e decisivo per il futuro del Matese, in ottemperanza a quanto indicato dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, senza dimenticare i deliberati della Regione Molise per quanto concerne la sede amministrativa dell’ente a Bojano.

Forte della decisione dei giudici, queste le dichiarazioni dell’avvocato Gianluigi Ciamarra, nella veste di presidente di Italia Nostra Molise: “La sentenza del TAR Lazio fa giustizia di un inammissibile ritardo nel completamento della procedura istitutiva del Parco Nazionale ed attuativa di una legge dello Stato del lontano 2017. Ritardo che non solo ha facilitato il perpetrare dell’aggressione eolica e di altri scempi ambientali e paesaggistici in atto sulla dorsale campana del Massiccio del Matese, ma che ha anche determinato il mancato introito di quei finanziamenti pubblici previsti per le aree protette da destinare ad azioni di conservazione e valorizzazione. Le cause di tale impasse vanno indubbiamente ricercate nelle avversità manifestate da coloro i quali sono motivati da preoccupazioni legate a nuovi possibili vincoli o alla limitazione di alcune attività come la caccia e la ricerca di funghi e tartufi e comunque attribuibili a motivazioni di carattere burocratico e politico. La disinformazione, poi, praticata da chi è portatore di interessi speculativi, ha fatto il resto, impedendo che le popolazioni interessate al Parco fossero adeguatamente edotte sui vantaggi ecologici e sul potenziale sviluppo economico, sociale e culturale che innegabilmente la nascita di un Parco è in grado di favorire. Da ieri la strada sembra in discesa, seppur con tanti ostacoli ancora da superare per il completamento dell’iter legislativo e della fase relativa alla regolamentazione e alla gestione del Parco. Sarà fondamentale, nelle fasi successive, instaurare un rapporto collaborativo e costruttivo, improntato alla massima lealtà, con le Istituzioni, con le associazioni e con le comunità interessate per la realizzazione di un serio progetto territoriale che consentirà a queste ultime di delineare un futuro sostenibile, fondato sulla salvaguardia e la valorizzazione di un’area di particolare pregio sotto vari profili, ponendo un freno al degrado e allo spopolamento”.

Redazione

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