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Centri di permanenza per i rimpatri in tutte le regioni. Perplessità anche dal Molise. Fanelli (PD) porta il tema in Consiglio regionale e chiede quali siano le intenzioni della Giunta

Il via libera del Governo al piano sui nuovi Centri di permanenza per i rimpatri, con l’elenco delle strutture scelte, sarà pronto entro due mesi, ma il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha già fatto sapere che ce ne sarà almeno uno per regione. E proprio dai territori arrivano dubbi e perplessità. Lo stesso presidente Roberti è oggi a Roma per incontrare il ministro.

Già sulle barricate ci sono, intanto, il presidente della Toscana, Eugenio Giani, e il governatore dell’Alto Adige, Arno Kompatscher.

Secondo il piano del Governo bisognerà aumentare fino a 18 mesi i tempi di trattenimento dei migranti per vagliare se ci sono le condizioni per l’eventuale rimpatrio che, molto spesso, non avviene data la mancanza degli accordi bilaterali con i paesi d’origine.

Nella misura che tra gli effetti mira anche a voler porre un freno alle partenze, i siti per i CPR saranno considerati di interesse nazionale per la sicurezza e saranno scelti tra caserme dismesse, ma non solo: si cercano edifici in località scarsamente popolate, facilmente recintabili e sorvegliabili.

Una volta fatta la scelta, il Genio militare si occuperà dell’allestimento, mentre il presidio non coinvolgerà le forze armate, ma soltanto quelle di polizia.

Sul tema è prontamente intervenuta la consigliera regionale, Micaela Fanelli, che ha già protocollato un’interrogazione in Consilgio regionale.

“Qual è – dice Fanelli – la vera intenzione della Giunta regionale del Molise e del Presidente Roberti sulla possibilità di costruire, anche in Molise, un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr), così come proposto dal Governo nazionale? È questa la domanda principale che ho posto al nostro Governatore nella interrogazione depositata oggi in Consiglio Regionale. Una richiesta di informazioni che nasce anche dalle prime dichiarazioni rilasciate alla stampa locale da parte del Presidente Roberti e dal Senatore Della Porta, con il primo che, sostanzialmente, ha preso tempo in attesa dell’incontro con il Ministro dell’Interno, mentre il secondo è apparso più possibilista, affermando che “il Molise farà la sua parte”.

Come, dove, di concerto con chi? Questo non è ancora dato sapere, mentre cresce tra la popolazione il timore per la concentrazione dei migranti in poche o in una singola struttura, dove potranno essere trattenuti fino a 18 mesi.

Una situazione poco chiara, ambigua, sulla quale ho chiesto a Roberti di riferire con urgenza in Consiglio Regionale la vera intenzione della Giunta Regionale del Molise sulla volontà di costruire un Cpr sul territorio molisano e si ha l’intenzione di istituire un tavolo di concertazione con la Prefettura, le Forze dell’Ordine, i Sindaci, Anci, Ali, le associazioni, i comitati operanti nel sociale e il partenariato per condividere e non subire ogni decisione in merito.

Perché il Molise resta e resterà terra di accoglienza per tutti coloro che fuggono dalle guerre e dalla fame, ma sempre nel rispetto dei diritti umani e dell’esigenza di sicurezza della popolazione.

Come Partito Democratico nazionale, abbiamo già avanzato le nostre proposte in ordine ad una riforma del Regolamento di Dublino che blocca i richiedenti asilo nel primo Paese di arrivo, spesso l’Italia, assicurando una condivisione obbligatoria dell’accoglienza tra tutti i Paesi Ue.

Dando quindi il via a un contrasto generalizzato del traffico di esseri umani attraverso l’intensificazione di un’azione repressiva di carattere internazionale e soprattutto aprendo nuovi canali d’ingresso legali a tutti i Paesi Ue, sia per chi cerca protezione internazionale, sia per chi migra in cerca di lavoro.

Imprescindibile, poi, un grande piano per l’accoglienza diffusa di concerto con i sindaci e le amministrazioni comunali al fine di evitare grandi concentrazioni di persone accolte in poche singole strutture e in poche città e la necessità di una Legge quadro sull’immigrazione che sostituisca la Bossi-Fini, fondata sull’immigrazione legale con canali d’accesso legali, potenziamento dei corridoi umanitari, realizzazione di un grande piano nazionale per l’Integrazione.

Infine, la Piena applicazione della cosiddetta ‘Legge Zampa’ riguardante i minori non accompagnati con risorse e personale forniti ai Comuni per la gestione di un fenomeno molto complesso rispetto a cui va ribadita e rinnovata la responsabilità diretta dello Stato che deve garantire la prima accoglienza.

Dunque, accoglienza si, ma attraverso corretti, diffusi e concertati modelli di ospitalità, che rispettino tutti i diritti dei migranti e delle popolazioni ospitanti, coinvolgendo sin da subito le amministrazioni comunali, le associazioni di cittadini, il partenariato regional Non dobbiamo opporci all’accoglienza, ma – conclude la Dem – dobbiamo pretendere rispetto condividendo le informazioni e soprattutto le scelte con i territori interessati. Ce lo chiede la legge, ce lo impone la nostra coscienza, la nostra storia di terra ospitale e solidale”.

Redazione

CBlive

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