Turismo, analisi sull’aumento dei costi delle vacanze in Italia
MINO REGANATO
La querelle scoppiata in questi giorni e relativa al forte aumento delle tariffe di alcune destinazioni turistiche italiane “strillata” dai media italiani (che non aspettano altro per creare infoterrorismo) cela a mio avviso, un’annosa condizione di una buona parte dell’imprenditoria turistica del Paese.
Il modus operandi di molte aziende infatti, mostra uno scarso orientamento al semplice meccanismo, racchiuso in una massima di estrazione popolare che cita:” quando sei incudine statti, quando sei martello batti” Le premesse di un anno votato al ribasso erano da tempo nell’aria non ultimo per via delle decisioni della Banca Centrale Europea che per ben nove volte ha predisposto aumenti del tasso d’interesse che di fatto hanno eroso (congiuntamente con il peso fiscale ed inflazione) il potere d’acquisto della collettività.
Le previsioni trionfanti di alcuni, percepite in un’ottica gaudiosa da “cacciator che fischiando sta su l’uscio a rimirar” (parafrasando la famosa poesia del Carducci) avevano annunciato numeri record, eppure il turismo è diminuito. Tutta colpa di una politica dei prezzi cocciutamente statica e poca attenta a una gestione dinamica dei prezzi che necessitava preventivamente di un’analisi delle condizioni economiche di cui sopra, per praticare una sorta di revenue management quale migliore strategia per scongiurare perdite di flussi in arrivo sulla propria destinazione. Ma qui “cozziamo” contro un altro problema, da sempre irrisolto: la poca attitudine a fare rete sul territorio! Ciò anche a causa di una regia inesistente e colpevolmente causata dall’assenza (e a volte incompetenza) di entità deputate a gestire marketing e promozione territoriale. Gli attori congiuntamente alle amministrazioni locali dovrebbero iniziare a utilizzare i sistemi più adatti per fare previsioni in grado di gestire al meglio l’offerta turistica, utilizzando strumenti idonei gestiti da chi ne ha certa competenza.
I costi sono aumentati in tutto il mondo a causa dell’inflazione, non solo nel nostro Paese e le tariffe non differiscono da quelle di altri Paesi concorrenti.
In Croazia, ad esempio (ricordo l’ingresso nell’area Euro dal 1° gennaio 2023), Il turismo ha registrato il 12% in più di arrivi rispetto all’anno scorso. L’euro qui ha rilanciato l’industria dell’ospitalità e a fronte di un aumento dei prezzi, la stessa è riuscita a meglio attrarre turisti offrendo condizioni in cui qualsiasi budget trova una soluzione ideale. Il settore turistico spagnolo prevede altresì, un anno record nel 2023. La Spagna non sta soffrendo la domanda perché è una destinazione consolidata e di valore con un ottimo rapporto qualità-prezzo con un alto grado di soddisfazione in quanto ha creato nel tempo, un’offerta territoriale strutturata in modo omogeneo dove tutti gli attori in campo, seguono e sono guidati da una regia valida e competente che ha di fatto ha forgiato un reputation brand inossidabile e conosciuto in tutto il mondo pur non avendo lo stesso patrimonio monumentale e enogastronomico del nostro Paese.
Ma ritorniamo all’offerta.
Uno dei principali fattori di competitività delle imprese e una delle principali leve di marketing è senza dubbio il prezzo. Questo deve essere “calibrato” in base al segmento di mercato a cui è rivolto e al tipo di prodotto o servizio offerto. L’offerta deve essere in qualche modo misurata in virtù del segmento a cui ci si propone, modulata al periodo di vendita, alla qualità dei servizi offerti, al trend e soprattutto saper attrarre i flussi al fine di raggiungere i volumi di vendita previsti (ovviamente e sottolineo ovviamente non perdendo di vista i costi di gestione, ma anche lì avrei molto da dire). Se la mia offerta difetta anche in uno dei punti succitati (ad esempio con un prezzo statico e non dinamico oppure non rappresentando qualitativamente e territorialmente la promessa espressa nei messaggi promozionali) andrò sicuramente incontro a una diminuzione di quote di mercato.
La pianificazione della capacità produttiva e della produzione di offerta turistica poi, assume una connotazione diversa rispetto all’impresa manifatturiera in quanto soggetta all’imprevedibilità (in termini di tempi e costi) derivante dall’interazione con i clienti e all’impossibilità di produrre riserve di magazzino. Per le imprese turistiche, l’imprevedibilità può anche dipendere da fattori esterni che precedono l’interazione con il cliente, come le condizioni meteorologiche, l’economia e la politica della destinazione, le calamità naturali. Proprio come è capitato nel corso dell’anno in cui un mix di problemi si sono succeduti (v. meteo, economia, guerra, erosione del potere di acquisto) e al quale nessuna regia ha saputo tessere una strategia d’impatto, unica e condivisa territorialmente al fine di meglio gestire un evidente e prevedibile calo del potere di acquisto.
Concludendo, è il mercato e solo il mercato che decide se una destinazione è meritevole per i punti sopra descritti, di un interesse da parte di potenziali Turisti definiti per segmento di spesa. Quest’ultimi decidono se tale è idonea quale meta di soggiorno in virtù delle loro aspettative e del loro potere di spesa. Oggi le destinazioni economiche più ambite dai nostri connazionali sono rappresentate dalle destinazioni situate nei Balcani o Nord Africa, dove le tariffe sono più strutturate per budget. Di conseguenza, notiamo una riduzione del 20% delle presenze in Puglia ad esempio mentre il turismo italiano in Spagna, Albania, Croazia, Grecia ed Egitto è aumentato grazie anche alla comodità e alla vicinanza. “I prezzi delle spiagge in Puglia, dal Gargano al Salento, sono significativamente più elevati rispetto a quelli in Grecia e Albania” commenta Adoc Puglia. Una famiglia di quattro persone può spendere fino a 500 euro a Gallipoli per una giornata al mare (inclusa una cena in un ristorante) e una notte in un B&B.
Tutti turisti che non sarebbero “emigrati” in sede di un’offerta ben modulata!
La giustificazione del crollo della domanda nazionale “sparata in aria” senza illustrarne i motivi reconditi, diventa così una boutade giornalistica degna di gossip da spiaggia e riempitiva di post e carta stampata al quale solo qualche “benpensante” può dar credito.