Perché è morta Camilla. La relazione tra vaccino e trombosi
Una vita preziosa e insostituibile
Ogni vita umana è insostituibile e la storia di Camilla, che aveva appena diciott’anni, sconvolge tutti, compresi I medici e ricercatori che lavorano incessantemente per ridurre al minimo I rischi collegati ai vaccini. In un precedente articolo, abbiamo descritto il motivo per cui, in seguito al vaccino, alcune persone svilupperebbero queste trombosi e altre no. La causa sarebbe in una caratteristica del loro sistema immunitario: la presenza di anticorpi anti PF4-eparina. Si tratta di autoanticorpi che, quando stimolati, attivano grandi quantità di piastrine che vengono poi eliminate. Questo danno al sistema della coagulazione provoca quindi lo sviluppo di trombi ed emorragie, esattamente quello che è successo alla povera Camilla.
Camilla non ce l’ha fatta
È deceduta la diciottenne di Sestri Levante ricoverata e operata nei giorni scorsi per una trombosi cerebrale. Due settimane fa era stata vaccinata con una dose di AstraZeneca nell’open day per I giovani. La notizia sconvolge l’opinione pubblica, ma nel mondo scientifico il binomio ‘Astrazeneca-giovani donne’ era già sotto osservazione da mesi. Lo scorso aprile, sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, è stato pubblicato un articolo scientifico che presentava I dati relativi ad eventi trombotici sviluppati dopo vaccinazione con Astrazeneca. Sono stati studiati I campioni ematici di 11 pazienti così composti: 9 donne e tre uomini, con un’età media di 36 anni (da 22 a 49). Soffermiamoci un momento su questi numeri: degli 11 pazienti con trombosi, la maggior parte erano donne e nessuna aveva più di 50 anni. Sembrerebbe che I suddetti problemi della coagulazione abbiano coinvolto prevalentemente le giovani donne. Naturalmente questi numeri sono estremamente bassi, soprattutto se paragonati ai milioni di giovani donne che hanno ricevuto il vaccino, senza sviluppare trombosi.
Camilla poteva essere salvata?
Numerosi sono i dubbi dei genitori che devono ancora far vaccinare I propri figli diciottenni. Ci si chiede se Camilla poteva essere salvata, se esistono degli esami che avrebbero potuto prevedere il rischio di trombosi. Ci si chiede se una terapia adeguata, o un’intervento precoce, avrebbero potuto salvargli la vita. La giovane, una settimana dopo il vaccino, si era recata in pronto soccorso con il mal di testa. Era stata sottoposta ad accertamenti, fra cui una tac cerebrale, che non aveva rilevato problemi. Due giorni dopo, però, era tornata in ospedale perchè manifestava disturbi motori e una nuova tac aveva rilevato la presenza di emorragia cerebrale, immediatamente operata. Gli accertamenti, per comprendere la situazione di Camilla, sono ancora in corso, sarà importante capire se l’emocromo della giovane mostrava segni di trombocitopenia e se il suo sistema immunitario fosse predisposto per la trombocitopenia immune, alterazione che ha colpito altre ragazze vaccinate con Astrazeneca e Johnson & Johnson.
Carola Pulvirenti