Migrante di 22 anni abortisce durante la sosta in frontiera
Condannate tre guardie svizzere per non aver chiamato i soccorsi
Un’aborto evitabile
Ancora una triste notizia relativa ai viaggi dei migranti. Questa volta, però, è arrivata la condanna: la giustizia militare svizzera ha condannato tre guardie di confine, in relazione all’aborto spontaneo di una donna siriana nell’estate del 2014. La donna, allora 22enne e al settimo mese di gravidanza, era stata intercettata alla frontiera franco-svizzera, mentre cercava di raggiungere la Francia dall’Italia, con altri 36 profughi. La complessa vicenda, che descriviamo di seguito, non fa che evidenziare un tema sempre all’ordine del giorno: i diritti fondamentali degli esseri umani vengono messi da parte di fronte a leggi e regolamenti locali.
Migranti tra Francia e Italia
L’evento è accaduto tra Italia e Svizzera nell’estate 2014. Un gruppo di siriani stava tentando di raggiungere la Francia dall’Italia, quando sono stati intercettati dai doganieri francesi, che li hanno consegnati alle guardie di confine svizzere, per il rinvio in Italia. Si tratta dello “Stato dello Spazio Dublino, dove i migranti avevano inoltrato la prima richiesta d’asilo” – evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”-. I migranti furono dapprima portati in bus a Briga, da dove avrebbero dovuto proseguire in treno fino a Domodossola ma, causa della forte affluenza di passeggeri il viaggio venne posticipato.
La donna in travaglio non venne soccorsa
I profughi vennero temporaneamente ospitati nei locali di controllo delle guardie di confine di Briga. Poco dopo l’arrivo in Vallese, la donna iniziò ad avere dolori e sanguinamenti, che descrisse come doglie. Il marito sostiene di avere avvisato le guardie di confine e di avere ripetutamente chiesto di chiamare un medico, ma senza successo. Arrivata a Domodossola, la siriana ebbe un collasso. Le guardie di frontiera italiane chiamarono subito i soccorsi, ma una volta portata in ospedale, la donna ebbe l’aborto spontaneo.
Violati i diritti fondamentali
Secondo i giudici, che hanno condannato le guardie di confine, i tre avrebbero dovuto mostrare coraggio civile: sarebbe stato loro dovere chiamare un’ambulanza, anche contro la volontà del loro superiore. Tre decreti di accusa sono stati emessi dalla giustizia militare, ha confermato oggi un portavoce alla stampa nazionale, confermando una notizia pubblicata dalla Sonntags Zeitung. Secondo il domenicale, i tre sono stati condannati in febbraio e marzo a 30 aliquote giornaliere da 100 a 200 franchi (da 3000 a 6000 franchi) ciascuno. Il capo delle tre guardie di frontiera, un sergente maggiore, era già stato condannato nel 2018. In appello, la pena detentiva per lesioni colpose, e ripetuta inosservanza di prescrizioni di servizio, era stata ridotta a 150 aliquote giornaliere di 150 franchi con la condizionale.
Carola Pulvirenti